La proroga dei versamenti al 30 settembre allarga il perimetro. Alla vigilia della pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» della conversione del decreto crescita (legge 58/2019) attesa per oggi, arriva un chiarimento che consente a un altro milione e mezzo di partite Iva di rimandare l’appuntamento alla cassa con i versamenti delle imposte sui redditi che altrimenti sarebbe scaduto lunedì 1° luglio.
Un’interpretazione estensiva – quella della risoluzione 64/E/2019 – che consente non solo a ditte, professionisti e società soggette alle nuove pagelle fiscali (gli Isa: indici di affidabilità fiscale) di arrivare fino al prossimo 30 settembre per versare con il modello F24 il saldo 2018 e il primo acconto per il 2019. Proroga inserita nel primo passaggio parlamentare alla Camera e confermata in quello al Senato per far fronte al ritardo con cui è stato diffuso il software per la compilazione degli Isa, che da quest’anno sostituiscono gli studi di settore.
A conti fatti significa che tra i soggetti Isa, quelli collegati (è il caso, ad esempio, dei soci di società in trasparenza obbligati alle pagelle fiscali) e gli ammessi in via interpretativa, saranno più di 5 milioni a poter sfruttare la proroga. Secondo le Entrate, infatti, il differimento al 30 settembre disposto dalla conversione del decreto crescita (articolo 12-quinquies) per i soggetti che svolgono attività economiche per cui sono approvati gli Isa « si riferisce a tutti i contribuenti che, contestualmente: esercitano, in forma di impresa o di lavoro autonomo, tali attività prescindendo dal fatto che gli stessi applichino o meno gli Isa; dichiarano ricavi o compensi di ammontare non superiore al limite stabilito, per ciascun Isa, dal relativo decreto ministeriale di approvazione». Motivo per il quale la proroga, come sottolinea a chiare lettere la risoluzione 64/E/2019 di ieri, riguarda anche chi per il periodo d’imposta 2018 applica il regime forfettario o quello dei minimi, o ancora dichiara altre cause di esclusione dagli Isa o determina il reddito con altri criteri forfettari. In quest’ultima situazione, ad esempio, rientrano alcune tipologie di attività agricole, come gli agriturismi, le attività connesse di servizi o di beni non compresi nel perimetro delineato dal Dm Economia del 13 febbraio 2015 o la produzione di energia oltre le franchigie.
Nonostante questo campo ampio di soggetti interessati dal differimento temporale, c’è chi comunque sarà tenuto a versare già entro lunedì 1° luglio (naturalmente c’è anche la seconda chance per chi versa dal 2 al 30 luglio con la maggiorazione dello 0,40%). Considerando che la platea di chi presenta il modello Redditi persone fisiche è di circa 9,7 milioni (dato 2018) si può arrivare a stimare che la scadenza riguarda almeno 4,5 milioni di contribuenti che sono sia soggetti senza partita Iva sia quanti hanno attività economiche non rientranti nella proroga. Ad esempio, sono escluse dalla proroga le persone fisiche che hanno redditi di terreni o fabbricati, redditi diversi, occasionali, di lavoro dipendente o di pensione.
Naturalmente c’è anche la possibilità di non avvalersi della proroga. Come aveva previsto la risoluzione 61/E/2012, i contribuenti possono comunque “rinunciare” al differimento, magari perché hanno già preparato i modelli F24 per i versamenti. In questo modo, potrebbero evitare le complicazioni derivanti dal dovere rideterminare il piano di dilazione, riducendo il numero delle rate. Possono cioè proseguire il piano di rateazione scelto, senza considerare lo slittamento al 30 settembre.
Fonte “Il sole 24 ore”